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  • 22 Settembre 2022

    La rischiosa “rimozione” del Covid

    Dell’argomento nessuno vuole più sentir parlare. Ma in medicina alcuni processi psicologici sono pericolosi, soprattutto quelli che portano alle negazioni di malattia.

    Se della guerra si continua quotidianamente a parlare è più per ineludibile necessità che per reale interesse e volontà. Il tema Covid è invece sparito dalle notizie e dai media, nessuno vuole più sentirne parlare, ha prevalso  una rimozione collettiva.

    Le brutte notizie sono troppe per reggerle tutte assieme: la crisi energetica e finanziaria, i cambiamenti climatici, la pandemia, la guerra, mancano solo le cavallette perché il quadro dell’Apocalisse sia completo. Meglio distrarsi con qualche chiacchera su divorzi famosi e nuovi amori mentre il campionato di calcio impegna già molte attenzioni. Forse è anche comprensibile, l’animo umano ha bisogno anche di un po’ di leggerezza, non si vive di soli problemi.
    Ma in medicina alcuni processi psicologici rischiano di essere pericolosi, soprattutto quelli che portano alle negazioni di malattia. Il Covid fa ancora i suoi danni, sia nella forma acuta che nelle sue manifestazioni come sindrome post-Covid. Si tratta di disturbi che devono essere affrontati e studiati adeguatamente, non è mai buona cosa trascurare i segnali che ci manda il nostro corpo.

    Così la scomparsa di una pandemia dai radar della nostra sensibilità rischia di diventare un boomerang di salute. Se eccessi mediatici ci sono stati (e ci sono stati), ora si rischia il fenomeno opposto. Ci sono anche buone notizie, le curve epidemiologiche stanno calando e l’OMS dopo oltre due anni e mezzo annuncia che la fine della pandemia è vicina, se non si registreranno colpi di coda autunnali del maledetto virus dovremmo avviarci a uno stato di endemia, condizione certamente più accettabile di quella che abbiamo passato. Ma anche così l’infezione non scompare, diventerà una delle tante cose di cui ci si può ammalare. Una nuova malattia, che potrà essere più o meno grave a seconda delle condizioni di chi la contrae e delle diverse manifestazioni cliniche. I medici impareranno a gestirla sempre meglio, con programmi di prevenzione efficaci attraverso le vaccinazioni e nuovi farmaci per curarla, anche facilmente dispensabili in farmacia come già avviene.

    Un discorso a parte merita la sindrome post- Covid, i cui effetti nel tempo sembrano attenuarsi ma di cui sono ancora molti i punti da chiarire e le terapie da scoprire. Lo scenario sembra quindi in miglioramento ma l’attenzione eccessiva dei mesi passati rischia di tramutarsi in una rischiosa rimozione collettiva.

    Corriere della Sera - Sergio Harari