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  • 19 Ottobre 2020

    Covid, sette mesi buttati: adesso la Sanità ha bisogno di aiuto

    Tempo sprecato: abbiamo le stesse risorse, scarse, le stesse persone, gli stessi modelli organizzativi


    No, non siamo eroi. Forse lo siamo stati la scorsa primavera, ma solo eroi per caso, non per scelta. Per scelta abbiamo deciso di fare un lavoro di aiuto, al servizio degli altri, questo sì. Un compito da svolgere con responsabilità, generosità e senso di appartenenza al nostro Servizio Sanitario. Nessuno di noi però ha pensato a eroismi quando in un passato più o meno lontano ha scelto di fare il medico, l’infermiere, il fisioterapista o un’altra professione sanitaria (e fra queste comprendo anche gli operatori sociosanitari, quelle figure troppo spesso dimenticate che aiutano a lavare gli ammalati, dargli da mangiare e così via, e che hanno un ruolo fondamentale nella quotidianità della routine ospedaliera).
    Come eroi per caso abbiamo avuto qualche gratificazione, i flash mob con gli applausi dai balconi ci hanno aiutato a sostenere la tensione, ma di riconoscimenti concreti pochi o nulla. Adesso arriva la seconda ondata, attesa e ampiamente prevista e noi siamo ancora qui. Più stanchi, più disillusi, ma sempre noi, con i nostri vissuti, il nostro patrimonio di caduti, le nostre preoccupazioni. Non siamo più però gli stessi di marzo. La scorsa primavera abbiamo risposto a una chiamata alle armi senza forse e senza ma, l’incendio divampava, nessuno aveva il tempo di fare domande: abbiamo messo in forse la salute nostra e dei nostri cari perché così doveva essere, perché così era giusto.
     
    Oggi sono passati sette mesi da quel marzo, sette lunghi mesi buttati via, nei quali nulla si è fatto per evitare l’ineluttabile e per prepararsi al ritorno di fiamma virale. È incredibile ma stiamo ancora discutendo sull’utilità del Mes mentre il nostro Servizio Sanitario Nazionale versa in una situazione drammatica, e questo al di là di qualsiasi valutazione e appartenenza politica.
    Abbiamo le stesse risorse, scarse, di sette mesi fa, le stesse persone, gli stessi modelli organizzativi. Abbiamo visto e stiamo vivendo gli stessi errori e gli identici ritardi di allora. Assistiamo ai medesimi rimpalli tra Regioni e Governo.
    No, non chiamateci eroi, noi faremo sempre il nostro dovere, ora come la scorsa primavera, ma ci aspettiamo che adesso anche gli altri si assumano le loro responsabilità, e lo facciano oggi. Perché domani per il virus sarà già tardi.

    [Corriere della Sera - Sergio Harari]