• CHI SIAMO
  • ATTIVITÀ
  • NEWS
  • CONTATTI
  • 25 Gennaio 2017

    La memoria e il brutto inciampo

    Il simbolo sfregiato

    La memoria e il brutto Inciampare significa imbattersi in qualcosa o qualcuno di spiacevole, ma può anche voler dire inciampare nella realtà, inciampare nella memoria, inciampare nel ricordo di quelli che non hanno pagato e dei tanti che furono vittime per la sola colpa di essere nati. Le pietre d’inciampo create dall’artista tedesco Gunter Demnig vogliono restituire un nome e un cognome ai milioni di perseguitati ai quali furono tolti. Come lui stesso ha scritto, “una persona si dimentica solo quando il suo nome è dimenticato”. Inciampare in una pietra non è come leggere una targa, magari piccola e discreta al limite dell’invisibile, è fermare l’attenzione, quasi per necessità.
    Le “stolpersteine” sono le tombe dei morti senza tomba dei quali si erano perse memoria e dignità, di chi è diventato invisibile a tutti, solo un numero e polvere. Sono la memoria fastidiosa di chi non vuol sentire, di chi preferisce non ricordare, di chi non seppe riconoscere neanche i pochi che tornarono e di chi oggi nega la storia. Sono anche l’inciampo che gli ebrei si porteranno sempre dentro, fastidio per un mondo che li ha spesso detestati, perseguitati, disprezzati.
    I sampietrini di Demnig sono un ostacolo al flusso della quotidianità, un invito a fermare un momento la mente.
    Milano è arrivata ultima alla loro posa e dopo meno di 24 ore già una di queste pietre, dedicata alla memoria di Dante Coen, arrestato a 33 anni per la sola colpa di essere ebreo il 26 luglio 1944 nella nostra città e deportato dapprima a Auschwitz e poi a Buchenwald dove infine morì nell’aprile del 1945, è stata sfregiata con la vernice. Un’azione mirata e pensata e per questo ancora più odiosa e spregevole, quasi a volere cancellare ancora una volta il ricordo, una vergogna per i responsabili e per tutta la città.
    Alla posa delle prime pietre hanno partecipato dei ragazzi, a loro si tramanda la fiaccola della memoria anche attraverso questi momenti simbolici.
    “L’ho sofferta, l’indifferenza. Li ho visti, quelli che voltavano la faccia dall’altra parte. Anche oggi ci sono persone che preferiscono non guardare… meglio non guardare”, sono parole di Liliana Segre. Ecco, le pietre d’inciampo ci aiutano invece a guardare e a ricordare, chi le sfregia è figlio della stupidità e dell’odio.

    [Fonte: Corriere Della Sera, edizione Milano _editoriale _ Mercoledì, 25 Gennaio 2017]