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  • 05 Maggio 2020

    Coronavirus: letalità, mutazioni, sintomi. Perché la scienza sa poco?

    Lo pneumologo Harari: la mortalità si è molto ridotta, ma è per una migliore gestione dei malati o qualcosa sfugge? Non abbiamo ancora sufficienti dati solidi.


    Il Sars-CoV-2 è un grande sconosciuto, una immensa incognita che pesa sul nostro futuro e di cui sappiamo poco, molto poco. Ad oggi sono, infatti, più i punti interrogativi che le risposte certe che la scienza è in grado di dare su questo nuovo virus. Sappiamo che è nato nella ormai famosa città cinese di Wuhan ma non abbiamo idea di come si sia sviluppato. Alcuni pensano a un virus di laboratorio sintetizzato apposta per non si sa bene quale strategia complottistica, altri a qualcosa di sfuggito al controllo in laboratori di ricerca non sufficientemente sicuri, ma l’ipotesi sin qui maggiormente accreditata è quella di un salto di specie attraverso i pipistrelli. Animali che sono considerati dei veri e propri serbatoi virali in quanto caratterizzati da un sistema immunitario unico tra i mammiferi, in grado di permettergli di veicolare virus (inclusi rabbia, Ebola, Sars ecc.) senza subirne gli effetti dannosi.

    Le ipotesi
    Nei Paesi del Sud-Est asiatico, dove i pipistrelli fanno parte della cucina tradizionale, il Sars-CoV-2 potrebbe essersi prima sviluppato e poi trasformato in una forma più virulenta all’interno di un essere umano. Ma tutte queste sono soltanto ipotesi, nessuno sa esattamente come siano andate le cose, la prova provata non esiste. Su come si è diffuso invece abbiamo evidenze scientifiche e ormai, purtroppo, esperienze chiare di molti Paesi tra i quali il nostro: il virus si trasmette per contagio interumano, raramente attraverso contaminazione fecale o attraverso il contatto con superfici e oggetti che sono stati contaminati. Infine, il Sars-CoV-2 è stato ritrovato nelle acque reflue ma verosimilmente queste non costituiscono un veicolo di trasmissione.

    Gli esami
    A nostre spese abbiamo imparato a conoscere le sue manifestazioni cliniche, dalla perdita dell’olfatto ai sintomi respiratori, ma più recentemente abbiamo cominciato a sospettare che possa causare anche altri disturbi come lesioni cutanee e di altra natura. Abbiamo scelto come esame diagnostico di riferimento i famosi tamponi dove si ricercano sequenze di Rna virale ma la sensibilità di questi esami è lontana dall’essere assoluta, è questa la ragione per la quale in alcune situazioni specifiche, come per il rientro degli operatori sanitari dopo una quarantena, di tamponi se ne eseguono due. Quindi abbiamo un esame che non è un vero gold standard ma è il migliore di cui al momento disponiamo.

    Gli studi
    Alcuni studi suggeriscono che in presenza di sintomi respiratori la tac del torace possa avere una maggiore sensibilità del tampone ma anche qui ci sono dei limiti dell’indagine, d’altra parte non possiamo fare tac a tutti. Molto spesso quello che conta di più alla fine è il sospetto clinico di fronte ai sintomi riferiti dal paziente, la moderna tecnologia non è quindi di grande aiuto. L’utilizzo delle sierologie anticorpali, la cui affidabilità è peraltro estremamente variabile a seconda dei diversi kit di laboratorio, è ancor più controverso e sicuramente di limitata validità per lo screening, è invece più di supporto nel seguire gli andamenti epidemiologici della popolazione. A conferma del fatto che il quadro è molto confuso sia che ogni Paese ha adottato criteri diagnostici e di screening diversi, ad esempio la Francia non impiega i tamponi per le verifiche dopo le quarantene del personale sanitario.

    Le incertezze
    Non sappiamo quanto l’epidemia durerà, se il virus si autolimiterà, se risentirà della stagione calda (anche se teoricamente non dovrebbe essere) e non sappiamo neanche se la flessione dei contagi e dei nuovi casi di queste ultime settimane sia tutta determinata dalle misure di restrizione adottate o se altri fattori possano aver giocato favorevolmente. Ad esempio, la riduzione dell’inquinamento, il cui ruolo resta a tutt’oggi controverso. Eppure il virus sembra essere meno aggressivo, meno pazienti in percentuale devono ricorrere alle terapie intensive. È solo merito della maggiore attenzione della popolazione che, nel caso di sintomi sospetti, si rivolge prima agli ospedali consentendo cure più precoci o è successo qualcosa che non abbiamo ancora capito?

    Le ricadute
    Invero, nessuna significativa mutazione del virus sino ad oggi è stata descritta. La mortalità si è certamente ridotta di molto rispetto al primo periodo della pandemia, ma è solo merito della migliore gestione dei malati o anche qui qualcosa ci sfugge? Sono molte le cose che dobbiamo ancora chiarire e spesso quelle che vengono vendute come verità nei talk show televisivi sono opinioni dei singoli esperti, o solo buon senso e ragionevolezza, ma di dati scientificamente solidi ne abbiamo ancora davvero pochi.